Culla di una storia quasi centenaria, l'Hotel Locarno custodisce racconti e segreti secolari.
Un raffinato 5 stelle, che nasce nel 1925 da una famiglia svizzera che volle omaggiarlo di questo nome in ricordo della propria città natale. Il famoso poster locandina diventato logo dell’Hotel venne realizzato a cura del famoso illustratore del cinema muto Anselmo Ballester.
“Roma, città aperta”: nel settembre 1943 i Tedeschi marciarono su Roma ed occuparono la città per nove mesi. L’hotel Locarno subì la stessa sorte e fu occupato dai Nazisti. Anche nel più buio dei momenti, attraverso due Guerre Mondiali, l’Hotel non ha mai interrotto il servizio un solo giorno.
Dopo la liberazione dall’occupazione tedesca, i soldati americani abitarono l’Hotel nella Roma post-bellica. La gioiosa occupazione che seguì, fu quella dei bambini del quartiere, che nella lounge del camino giocavano intere giornate con i flipper e i biliardini degli Americani.
Con il fiorire dell’industria cinematografica italiana del dopoguerra, Cinecittà cominciava ad attrarre l’attenzione del mondo di Hollywood, ed il cinema neorealista italiano si fregiava di un riconoscimento internazionale. I paparazzi romani erano noti per immortalare le celebrità che frequentavano il bar del Locarno.
“La Dolce Vita”. Durante gli anni ’60 l’hotel divenne il punto di ritrovo di una ricca e vivace comunità di artisti che animavano il quartiere. Insieme al vicino Bar Rosati ed al famoso studio litografico dei fratelli Bulla, l’Hotel Locarno era il punto di riferimento del movimento artistico della “Scuola di Piazza del Popolo”.
Tra gli habitué del Locarno vi erano, tra gli altri, Federico Fellini e Giulietta Masina, che amavano intrattenersi davanti al camino, e Alberto Moravia ed Elsa Morante, che abitavano nella stessa via. E personaggi come Jack Kerouac e Gregory Corso che, nel 1966, ritrovarono fortunosamente la via di casa dal Locarno dopo un’alcolica notte brava.
Maria Teresa Celli, nuova indimenticata proprietaria, diede vita a qualcosa di radicalmente differente. La sua visione fu quella di rinnovare l’hotel riportando in vita lo spirito degli année folles degli anni ’20. Personaggi come Basquiat e Borges continuavano ad essere memorabili ospiti. E sotto l’ala protettiva della Signora Celli gli artisti godevano della piena libertà di espressione e di… stile di vita.
La Signora Celli acquista da una nobile famiglia veneziana il secondo palazzo storico risalente al 1905, di cui è oggi composta la struttura. Nel corso degli anni, l’Hotel è stato il set per film e performance teatrali, ambientazione di romanzi e fonte di ispirazione per scrittori ed artisti. Tra tutti ricordiamo il film di Bernad Weber, la pièce di Victor Cavallo, i libri di Alain Elkann e António Mega Ferreira.